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Umberto Chiodi
(Bentivoglio (Bo), 1981) vive e lavora a Milano dal 2008.
Si è diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Bologna nella sezione di pittura. Ha esposto
in gallerie e musei in Italia e all’estero (Galleria Cannaviello, Milano, Galleria Michael
Schultz, Berlino, Aeroplastic Contemporary, Bruxelles, Galleria Nazionale delle Belle Arti,
Sophia). Le sue opere si trovano in importanti collezioni private e pubbliche in Italia e
all’estero.
Nelle sue opere ricorre una forte attenzione al fare manuale, che viene espressa con
la pratica del disegno, del collage e dell’assemblaggio. Sin dagli esordi, la sua ricerca
estetica si è sempre imposta come trasmutante e interpretante, incline all’ibridazione, alla
decostruzione e alla disseminazione. Riarticola elementi adottati dalla cultura del passato e
di quella recente; la sua è una visione plurale e insieme un’operazione di filtraggio, frutto
di una diversa coscienza del tempo e del presente.
Virginia Dal Magro
(Milano, 1994) vive e lavora a Milano.
Frequenta il terzo anno della scuola di pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Esposizioni
degli ultimi anni: Mnemon, Mostra collettiva all’interno dell’associazione Circuiti Dinamici,
Milano; Lavoro, Cibo per l’anima, work food for the soul, ex chiesa della Maddalena,
Bergamo.
Le interessa il procedimento della memoria distillato dagli strati e le patine lasciati dal
torchio del tempo. Una figura che cerca di trovare il suo habitat all’interno del contesto
urbano, una frammentazione continua delle singole opere che rivendicano la quotidianità
degli oggetti rappresentati. La perdita del soggetto iniziale a favore di un elemento con
connotati nuovi, diventa l’azione che vive nei contrasti assoluti di luce e ombra, che
spezzano il ricordo.
Jessica Ferro
(Dolo (VE),1992).
Frequenta il biennio specialistico in Arti Visive – Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di
Bologna. Artista prolifica, ha all’attivo diverse partecipazioni a mostre collettive e personali,
residenze artistiche, ed è vincitrice di premi, menzioni d’onore e riconoscimenti in concorsi
artistici, di livello nazionale e internazionale. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche
e private.
L’osservazione della realtà in tutte le sue forme, con particolare attenzione ai dettagli
della natura, è l’attività da cui prende avvio la sua ricerca artistica e da cui nascono le
suggestioni più complesse. Dettagli macroscopici vengono ripetuti in maniera ossessiva e
delirante, rimandando ad una visione più ampia, dilatata, vibratile, non meno astratta del
dettaglio stesso. Emerge così una pittura, caratterizzata da un gesto indiretto, segnata e
scalfita su un materiale prima ancora di diventare immagine.
Alberto Finelli
(Sant’Agata de Goti, 1986) vive e lavora tra Milano e Monaco di Baviera. Dal
2010 ha studiato Arti visive presso l’Akademie der bildenden Künste, Monaco di Baviera.
Tra le sue mostre personali, abbiamo:(2016) Galleria Cart, Monza; (2015) Galleria Nuvole
arte contemporanea, Montesarchio; inoltre ha preso parte in numerose collettive, tra cui:
(2016) IMAL Halle 10, Monaco di Baviera;(2015) Central Booking, New York. Ha una
cultura tipicamente classica, e opera in un continuo dialogo tra il moderno e il supposto
classicismo. Spesso cerca di approcciare il suo modus operandi a un livello di criticismo
concettuale che investighi la specificità e la ragion d’essere. Questo è un dialogo, un
incontro tra ideologie e differenti pratiche di tecniche e metodi di lavoro, il cui scopo è di
trovare nuove possibilità per l’unità o la ricognizione di una relatività permanente.
Note biografiche
Adi Haxhiaj
(Tirana, 1989) vive e lavora a Milano.
Nel 2016 si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Il suo lavoro è stato esposto in diverse mostre tra cui, le più recenti sono: (2016)“UNTITLED
(MANIFESTO)”, Dust Space, Milano; “CANTIERI RADETZKY”, Edicola Radetzky, Milano;
(2015) “CODICE ITALIA – ACADEMY ” , Palazzo Grimani, Venezia; “The Fictitious Present”,
Inter-Youth Art Exhibition – China Academy of Art, Hangzhou, China.
Attraverso il gesto pittorico rivela lo sguardo degli oggetti dotati di vista, la loro realtà,
stende sulla loro pelle un’immagine coagulata che stringe a sé lo spazio in cui le cose
hanno vissuto. Ciò che appare è la visione d’insieme, l’unità organica dell’ambiente che
le circondava. L’oggetto-soggetto rivelatore è ricoperto parzialmente da una membrana
pittorica in cui all’imprimitura tradizionale seguono velature di colori trasparenti costruendo
così un’immagine-memoria.
Aldo Lurgo
(1992, Alba(CN)) vive e lavora a Milano.
Laureato in “Pittura e Arti Visive” presso NABA (Nuova Accademia di Belle Arti).
Ha partecipato a diverse mostre collettive: (2016) “CMD+R”, Fondazione Pini, Milano;
(2015) “Atrii” per Progetto Città Ideale, Fabbrica del Vapore, Milano; (2014)“The Element
of Surprise”, NEST gallery, Den Haag.
La sua riflessione si basa soprattutto sulla figura dell’artista come attivatore di situazioni,
un creatore di possibilità e alternative al mondo (fisico e sociale) con la quale si relaziona,
giocando con lo spazio in cui ci muoviamo e osservando le persone che rendono concreto
quello che produciamo. I suoi lavori cercano di essere una riflessione sulle norme che
spesso ci sono imposte culturalmente per riscoprire il piacere dell’espressione naturale. Le
sue opere diventano il prodotto finito di un processo di connettività tra il suo lavoro, lo
spazio e il pubblico.
Dario Maglionico
(Napoli, 1986) vive e lavora a Milano.
Nel 2013 si laurea in Ingegneria Biomedica (specialistica) presso il Politecnico di Milano.
Tra le mostre personali si citano: (2015) CLAUSTROPHILIA, RivaArtecontemporanea
Gallery, Lecce; Mostre collettive: (2016) Dentro | Studi Festival #2, Studio Luca Miscioscia,
Milano; (2015) ArtVerona | Art Project fair 2015, Area\B, Verona; OTHERNESS Identità IN-
definizione, Fabbrica del Vapore, Milano; Painting as a mindfield, Area\B, Milano.
Nella serie Reificazioni ritrae interni domestici, le persone sono colte nel momento in cui,
indaffarate, sono alla ricerca di se stesse. Lo spazio come la coscienza cela zone oscure. La
sua pittura è un tentativo di fermare il tempo e mettendo in dubbio la nostra conoscenza,
darci la possibilità di reinterpretare e conoscere più a fondo lo spazio e il tempo che
viviamo. Al buio si colgono nuove forme, nuovi colori e si ricreano nuove prospettive
imparando a proseguire da vecchie ombre.
Thomas Scalco
(Vicenza, 1987) vive e lavora tra Vicenza e Venezia.
Nel 2014 si è specializzato in pittura e arti visive presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia,
con una tesi che intrecciava il pensiero di Pavel Florenskij e la ricerca artistica di Marco
Tirelli. È da sempre affascinato dalla quantità e qualità delle connessioni che ci possono
esseretra due o più elementi, cercando attraverso la pittura di raggiungere uno stato
di equilibrio, che spesso si manifesta nella forma di una stasi apparente, più vicina al
concetto di perfezione e unità che non a una visione di immobilità e sterilità. L’idea è
che le dinamiche più forti nascano quando due sistemi opposti siano integrati e messi in
relazione, completandosi a vicenda, piuttosto che quando siano estranei l’uno all’altro.
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